Le resine spiegate ai non addetti ai lavori

Cosa si intende per resina e come si compone

Come risolvere i 5 problemi più comuni nella vita… dei pavimenti industriali
Quali sono le origini dell’impiego delle resine?
L’impiego delle resine affonda le sue radici in tempi antichi, quando questa sostanza naturale veniva estratta dalle piante ed utilizzata per le operazioni di calafataggio, ovvero di impermeabilizzazione delle chiglie delle navi.

Gli usi si sono poi estesi e la resina ha acquistato prestigio, tanto che ai tempi dei Romani la resina di pino venne sottoposta a tassazione.

Col passare dei secoli, più precisamente negli anni ’30, si è arrivati alla scoperta delle resine artificiali. La loro diffusione ha avuto inizio negli anni ’50 per poi arrivare al campo dell’edilizia una decina di anni dopo. 

Verso la fine degli anni 50 le resine hanno conosciuto un vero e proprio sviluppo ed hanno trovato largo impiego nei più svariati ambiti (industrie, realizzazione di barche, produzione di vernici, etc..). Anche Recodi nel 1970 è diventata fornitore di rivestimenti in resina realizzando in Italia uno tra i primi pavimenti di questo tipo.
 
Le caratteristiche tecniche rendono i rivestimenti in resina un prodotto versatile e di notevole importanza, soprattutto in ambito industriale, dal settore alimentare a quello meccanico, sino al farmaceutico.
 
Come sono composte le resine sintetiche?
 
Resine bicomponenti
Sono composte da due elementi:
 
  • base: la resina vera e propria;
  • indurente: catalizzatore che consente il processo di polimerizzazione.
Con la miscelazione di questi ingredienti avviene una reazione chimica chiamata appunto polimerizzazione.
Un polimero è formato dall’unione di monomeri, unità ripetute in sequenza, il cui legame deve essere forte; è importante quindi che la miscelazione tra base e indurente avvenga correttamente e nelle esatte proporzioni indicate dal produttore.
Il processo è influenzato dalla temperatura e si evolve a seconda di un innalzamento o abbassamento dei gradi: temperature troppo basse (vicine o sotto 0°C) rallentano o bloccano l’avvio della catalisi, al contrario temperature troppo alte causano un’accellerazione dell’indurimento e quindi un minor tempo della lavorabilità.
 
Resine monocomponenti
Non necessitano dell’aggiunta di un catalizzatore, in quanto sono addittivate con indurenti latenti, ovvero che si attivano solo in presenza di calore.
 
 
Quali sono le caratteristiche dei rivestimenti resinosi?
Di seguito una breve descrizione delle principali caratteristiche dei rivestimenti resinosi dedicati, in particolare, ad ambiti industriali:
 
  • spessore: è molto contenuto, si varia da pochi micron ad alcuni cm a seconda delle necessità; 
  • impermeabilità, resistenza chimica e meccanica: i rivestimenti in resina sono impermeabili e resistenti alla presenza di sostanze chimiche (in questo caso esistono sistemi studiati appositamente) e alle sollecitazioni meccaniche (es. carichi, trazioni, passaggi di mezzi);
  • igiene: i rivestimenti in resina sono atossici e monolitici (non presentano fughe) e possono essere stesi anche nelle zoccolature, eliminando gli angoli e quindi l’accumulo di batteri. Inoltre, la resistenza a lavaggi frequenti anche ad alte temperature li rende facilmente pulibili;
  • aspetto estetico: si possono scegliere differenti colorazioni per soddisfare preferenze e necessità.
 
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